Gli anni giovanili in Italia.
Ernesto, il musicista che in Francia diventerà “Ernest Baraldi”, nasce nel marzo 1913 a Nonantola (provincia di Modena) da una famiglia non certo ricca, penultimo di sei fratelli. Il paese è ancora quello del borgo antico e gran parte della popolazione abita in insediamenti sparsi nelle campagne circostanti, dove si vive di agricoltura, di allevamento, e di attività da queste indotte. L’unica realtà industriale del paese è la Cantina Sociale per la lavorazione dei prodotti agricoli, fondata proprio nel 1913, mentre solo nel 1916 Nonantola avrà il suo collegamento ferroviario con Ferrara e Modena.
I tempi sono duri e le esigenze sempre strette ed essenziali. Ernesto rivela ben presto la sua precoce predisposizione per la musica e, sembra con l’aiuto economico dei fratelli maggiori, inizia a prendere lezioni dal maestro che dirige la banda del paese.
Il nostro musicista, in occasione di una delle sue visite al paese natale, dove ritornò negli anni ’40 quando già godeva in Francia di una certa notorietà, racconterà che quel suo primo maestro non aveva nutrito grande fiducia nelle sue possibilità, fino a dire che non sarebbe mai diventato “un brèv sunadòr”. Ernesto diceva sempre che avrebbe voluto andarlo a trovare, per dimostrargli quanto fosse sbagliato il suo giudizio, ma non abbiamo potuto appurare se quell’incontro sia mai avvenuto. Forse gli orizzonti del giovane, che non sarà soltanto un “suonatore” ma diventerà un vero musicista in grado di comporre le sue musiche, travalicavano già allora quelli del vecchio maestro di paese, nella cui banda non avrebbe trovato posto la fisarmonica..
L’emigrazione, i primi anni a Parigi, Baraldinette.
La svolta fondamentale avviene nel 1930, quando a soli 17 anni parte da Nonantola e raggiunge il fratello maggiore Guido che alcuni anni prima, un poco per le sue idee socialiste, un poco per cercare un futuro migliore rispetto alla realtà economica del paese, aveva deciso di emigrare in Francia. Con la sua robusta corporatura, Guido trova lavoro come scaricatore al porto fluviale a nord di Parigi, nella zona di Gennevillier, che proprio in quegli anni getta le basi per il suo sviluppo industriale .
Situato nella grande ansa della Senna a nord-ovest della capitale e soggetto a ricorrenti inondazioni, il luogo non era mai stato sede di un vero insediamento urbano. Gli impressionisti avevano dipinto le sue atmosfere campestri e fluviali, i parigini ci andavano in gita la domenica e si rifornivano dei prodotti degli orti sulla Senna. In seguito, però, troveranno qui sede diverse industrie, e tutta la zona, anche sull’altra riva destra fin verso Saint Denis, avrà un forte sviluppo urbano e manifatturiero, con grande richiesta di manodopera.
Ernesto, arrivato nella “Ville lumière” con l’esuberanza dei suoi anni giovanili e la passione per la musica, si trova a vivere un’esperienza nuova in un mondo per lui nuovo, certo duro ma anche ricco di opportunità per la sua futura esperienza artistica. Aiutato dal fratello e forse inizialmente suo compagno di lavoro, poi forse presso qualche fabbrica come operaio, inizia a guadagnarsi da vivere. E nel frattempo prende lezioni di musica.
La fisarmonica, lo strumento che più di ogni altro Ernesto sente suo, o meglio l’accordèon, gode in quegli anni in Francia di grande popolarità. Baraldì ottiene premi al “Concours de Paris” ed inizia a suonare nei vari dancing della capitale. Ben presto abbandona il lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla musica.
Nel 1935 compone il suo brano più famoso, “Baraldinette”, il valzer musette dedicato alla famiglia Baraldi che poco dopo verrà inciso su 78 giri dal fisarmonicista Emile Proud’homme. Questo brano rimarrà il suo pezzo più conosciuto ed interpretato, e il suo successo lo accompagnerà per il resto della vita. Negli anni ’60 “Baraldinette” verrà ancora inciso, questa volta su un 45 giri, dal gruppo “Les Troubadours”.
L’orchestra musette “Ernest Baraldi”, fondata in quel periodo, comporrà ed eseguirà altri valzer, poi java, mazurche, one-step e fox trot. In questi e negli anni a venire collabora con altri musicisti nelle composizioni di vari ballabili. Diversi spartiti sono firmati oltre che da lui, anche da L.Ledrich, H.Alberto, F.Grare, A.Boccoz, Joss Baselli, M.Camia, L.Lunazzi, G.Tournet. Non è più un semplice emigrante come il fratello, ma un musicista conosciuto ed apprezzato.
L’Esposizione di Parigi del 1937 e la visita dei genitori.
Nel 1937, con i proventi dei diritti d’autore, offre ai genitori ormai anziani un viaggio in Francia che consentirà loro di rivedersi dopo diversi anni. Il padre Enrico e la madre Clarice, accompagnati dalla sorella Anna Maria e dal marito di questa, avranno l’opportunità di vivere una esperienza destinata ad essere ricordata in famiglia quasi come una leggenda.
Da un piccolo paese dell’Italia del Ventennio alla ricca metropoli della borghesia europea, il passo è di quelli che lasciano il segno. Inoltre, in quel periodo, Parigi ospita l’Esposizione Universale e la capitale è più che mai sfavillante. Così tanti aneddoti di quel soggiorno parigino vivranno per anni nei racconti dei famigliari, così come lo stupore dei paesani che, al ritorno dei viaggiatori, ascolteranno estasiati e quasi increduli i loro racconti.
Se la sorella si mostra meravigliata della condizione delle donne e della loro emancipazione, quando vede gruppi di amiche che siedono a caffè e portano i pantaloni, il padre Enrico, di tendenze socialiste, si gode la visita dei vari padiglioni dell’Esposizione, con qualche attenzione in più per quello dell’Unione Sovietica, dove si narra di… qualche suo religioso mancamento davanti alla statua di Lenin.
Non sappiamo se i genitori assistano a qualche esibizione dell’orchestra Baraldi. Abbiamo soltanto alcune foto dove vengono ritratti con lui, con la fidanzata Yvonne e con la fisarmonica “F.lli Crosio”, nelle quali non è ben chiaro se Ernest sia più orgoglioso della ragazza o dell’accordèon!!! Le foto appaiono scattate con il fiume alla spalle, probabilmente la Senna a nord di Parigi, nella zona dove il musicista vive con il fratello e dove c’è una grande presenza di emigrati italiani.
Gli anni della guerra.
I periodici contatti che i due fratelli Baraldi mantengono con la famiglia rimasta in Italia si interrompono bruscamente a causa della guerra, fino al 1945. Ci sono foto del musicista datate 1942, per cui si presume che nonostante le difficoltà durante l’occupazione tedesca di Parigi, Ernest abbia continuato la sua attività musicale. I ricordi di questo periodo non ci sono pervenuti e c’è una grosso vuoto che riguarda questi anni.
In un articolo che lo riguarda, pubblicato nel 1950 dalla rivista “Revue d’accordeoniste”, si legge che nel 1944, forse subito dopo la liberazione di Parigi, Ernesto fonda una Scuola di musica e nello stesso tempo dirige l’ensemble “Accordèon Jazz” di Saint Denis, formato da trenta elementi. Sappiamo che nel frattempo ha sposato Yvonne, la ragazza della fotografia e che da lei ha avuto un figlio, Jean Pierre, nato nel 1944 durante un bombardamento alla città.
Il dopoguerra e i viaggi estivi in Italia
La guerra finisce. La voglia di dimenticare lutti e privazioni favorisce il desiderio di divertirsi e si riprende a ballare di gusto. Ernest non si tira indietro: dopotutto far ballare le persone è il suo lavoro. Gli anni dell’immediato dopoguerra, fino all’inizio degli anni ’50, sono i più prolifici della sua produzione. E’ in questo periodo, infatti, che il nostro musicista diventa un po’ un “artigiano della musica”, acquisendo la consapevolezza che, alla soddisfazione per la sua carriera artistica, si può finalmente ed utilmente aggiungere un concreto vantaggio economico, il chè non guasta per il reddito della famiglia.
Nell’estate del 1946 torna finalmente in visita a Nonantola, il paese dove è nato e cresciuto e dove manca da ormai 16 anni. Insieme alla moglie, al figlio ed alla fama (non si capisce quanto consapevole da parte dei parenti) di affermato musicista. Ancora una visita si registra due anni dopo, nel 1948, quando ritorna in Italia in compagnia non solo della famiglia, ma anche dell’altro fratello e la relativa moglie.
Guido mancava dal proprio paese da tanto tempo e le estati trascorse in compagnia dei parenti vengono ricordate sempre con affetto da parte della famiglia d’origine. Ernesto si esibisce alcune volte in maniera improvvisata ed informale nel ballo estivo del paese, la “Perla Verde”. Di queste serate abbiamo purtroppo solo parziali ricordi orali riportati da chi le ha vissute. Si registrano diverse gite nei dintorni, grandi feste, lauti pranzi, la soddisfazione per il ritrovato e conservato legame della famiglia a lungo divisa. C’era sempre, da parte di Ernest, la mai celata gioia di tornare al paese dov’era nato, nonostante avesse dovuto andarsene ed emigrare. Narra la leggenda che, mangiando un panino con la mortadella, abbia esclamato: “Questo profumo a Parigi non lo puoi trovare!!!”.
Gli anni ’50: L’attività di “imprenditore musicale”
Suonare, comporre, fondare un’orchestra, pubblicare i propri brani, incidere, insegnare, aprire una propria Casa Editrice Musicale, mettere a punto un metodo per lo studio della fisarmonica musette. Tutto questo ha fatto Ernest Baraldi nel corso degli anni, riuscendo ad essere un vero professionista ed imprenditore di se stesso, del proprio talento e delle proprie capacità commerciali e imprenditoriali.
La scuola di musica e le Edizioni Musicali hanno sede in un primo momento a St.Denis, Rue del Boucheries 4. In seguito traslocano a Pierrefitte sul Seine (sempre a nord di Parigi), in Avenue Nungesser et Coli. Gli allievi arrivano ad essere anche un’ottantina, per cui si presume che anche altri insegnanti di musica abbiano collaborato con lui per l’organizzazione delle lezioni. I brani che compone sono per lo più ballabili, la musica preferita dalle classi popolari cittadine. Negli anni si sono poi aggiunte, oltre ai tradizionali valzer musette, musiche diverse che dal tango passano ai ritmi sudamericani come bajon, bolero, mambo, samba, rumba…. nel tentativo molto spesso riuscito, di adattarsi alle nuove sonorità che venivano affermandosi. Gli spartiti ritrovati ne sono una testimonianza.
Le fisarmoniche di Ernest attraverso le fotografie
Lo strumento “fisarmonica/accordèon” accompagna con il suo evolversi ritmi e musiche nel corso del tempo. Ernesto non perdeva occasione di ricordare ai parenti che “vere fisarmoniche” sono soltanto quelle a bottone.
1) Nella foto del ”Quatuor (quartetto) E. Baraldi” databile metà anni ’30, la fisarmonica è piccola, molto decorata. E’ già personalizzata con il proprio nome, ma non si riesce a capire la marca. Dello stesso periodo sembra essere un’altra cartolina pubblicitaria dove è presente lo stesso modello. E’ la formazione “Orchestre Baraldi” tipica di quegli anni, dove la presenza di strumenti come il banjo ricorda le contemporanee formazioni jazz: l’influenza statunitense si fa già sentire. Anche in questa immagine non si riesce a decifrare la marca dello strumento. Forse il quartetto e l’Ensamble orchestrale sono contemporanei e si compongono a seconda delle occasioni e/o degli ingaggi. Purtroppo non abbiamo notizie precise al riguardo.
2) Nella foto datata 1942 lo strumento assume una importanza ed una eleganza maggiore. E’ una fisarmonica firmata “Fratelli Crosio”, costruita a Parigi da artigiani provenienti da Stradella, una delle patrie di questa tipologia di strumenti musicali. Lo stesso modello lo si può ammirare al Museo Civico “Mariano Dallapè” della cittadina lombarda. Gli strumenti di questa marca erano molto apprezzati in Francia perché la loro “voce” si adattava meglio di altri alle sonorità dei valzer musette e dei ballabili francesi.
3) La fisarmonica che si vede nella foto datata 1946 ha una storia tutta particolare. E’ anch’essa una F.lli Crosio, ma acquistata direttamente in Italia in occasione di una visita ai parenti. Non sappiamo se ci sia stato un accordo preventivo dalla Francia per l’ordine dello strumento. Si sa che, quando Ernest, in compagnia del fratello minore Girolamo, da Nonantola si reca a Stradella in treno per ritirare la fisarmonica in fabbrica, non la trova personalizzata come il musicista aveva chiesto. I due devono aspettare, perdono il treno, la coincidenza non c’è più e rimangono bloccati a Modena dove dormiranno in sala d’aspetto. Arriveranno a Nonantola soltanto la mattina successiva, quando la moglie e i parenti cominciavano ormai a chiedersi cosa fosse successo. La nuova fisarmonica ha una forma più arrotondata e morbida rispetto alla precedente, datata 1942 ma acquistata già nel 1937. Forse anche i materiali sono cambiati: una guerra mondiale ne cambia delle cose! Ciò che non cambia mai è il sorriso sornione e soddisfatto di Ernest, contento ed orgoglioso dell’acquisto.
4) Si può datare questa foto forse alla metà degli anni ’50. Ernest è un poco invecchiato. La fisarmonica è una Cavagnolo, con le forme ancora più arrotondate. Molto d’effetto il colore chiaro e l’elaborato intarsio. In questi anni non c’è solo bisogno della sonorità del “musette”, perché si devono suonare anche i nuovi ritmi di provenienza sudamericana.
5) L’ultima immagine è datata 1965 ed è stata scattata nella casa di Ernest, a Pierrefitte sur Seine, tra vari diplomi, premi, riconoscimenti e copertine di alcuni suoi spartiti. Vediamo qui un’altra Cavagnolo, di foggia simile alla precedente, ma molto più sobria e “seria” per il colore nero e la mancanza di intarsi decorativi. Poteva forse essere quella usata per le lezioni di musica.
La malattia ed il mutamento dei gusti musicali
Con il passare degli anni, le serate ed i concerti si fanno meno frequenti. Le notti passate a suonare nei locali notturni di Parigi e dintorni e la vita ovviamente sregolata che ne deriva, presentano il conto molto presto ad Ernest. Una malattia al cuore lo ha da tempo costretto a più rade apparizioni sul palco. Le attività di compositore e maestro di musica servono ora a bilanciare gli introiti che vengono a mancare in altri settori della sua attività. Anche i tempi sono cambiati. Sono arrivate nuove sonorità e nuovi ritmi musicali. Il rock & roll e prima ancora il boogie, per non parlare del jazz del dopoguerra. Non è più tempo di valzer musette e java. Si balla e si ascolta la musica in maniera diversa, e la fisarmonica non ne fa più parte. O comunque non è più lo strumento principale.

Ultimo atto e conclusioni
Dalle ultime lettere spedite ai parenti, con i quali il rapporto epistolare non si è mai interrotto, e che sono datate primavera 1966, traspare una disarmante tristezza, nonché una profonda consapevolezza della propria precarietà, sia economica che fisica. Probabilmente l’artista ha anche smesso di suonare e dare lezioni di musica. Alla fine dello stesso anno arriva la notizia della sua morte, dopo l’aggravarsi della malattia ed un intervento al cuore.
Durante i suoi viaggi in Italia, Ernest Baraldi portava con sé testimonianze del risultato del proprio lavoro e dei propri successi, soprattutto dischi a 78 giri e qualche sua immagine pubblicitaria, che venivano distribuiti ai vari parenti come regalo. Poco è rimasto. Ma è stato sufficiente, dopo averlo recuperato da più parti, per ricucire la storia di questo musicista che non è stato certo un innovatore o un caposcuola, ma un compositore che ha capito ed assorbito appieno lo spirito del proprio tempo e del luogo in cui aveva scelto di vivere.
Ernesto (detto Nini) Baraldi, nato a Nonantola e diventato Ernest Baraldi a Parigi.