“Tratto dalla pubblicazione: Omaggio ad Ernest Baraldi (2016) vedi bibliografia.”
VALSE
Non esiste un solo tipo di valzer, e negli spartiti troviamo indicate alla lettera le differenze: lentement e moderato sono chiamati dall’autore Deux Bostons, ovvero due valzer lenti. Alla fine dell’Ottocento,in effetti, comparve negli Stati Uniti una danza lenta in tre quarti ballata con lunghi passi, che ebbe un grandissimo successo in Europa.
Il valse propriamente detto è rappresentato da brani come Isle aux Moulins e Musi-musette, mentre i valse musette sono la maggioranza e hanno, nel ballo un incedere decisamente più rapido e nella musica un più vorticoso mousseline, infine, è denominato valse brillante, e ha un carattere virtuosistico, anche nel trio.
Baraldinette è sicuramente la sua composizione più nota ed eseguita. Composta nel 1935 ed edita da Paul Beuscher, ha come sottotitolo Valse avec variations, ed ha la caratteristica di non avere il trio. Ci sono solo i due temi: il primo, in Sol minore, inizia con un breve inciso di carattere lirico-melodico, successivamente diventa più scandito.
Fu incisa anche da fisarmonicisti più noti di Baraldi: ad esempio Emile Proud’homme, che fu musicista/accompagnatore di Edith Piaf, la pubblicò in un suo disco negli anni ’60.
ESEMPIO 1
Baraldinette, primo tema: primo inciso, secondo inciso
Il primo tema dura sedici battute e viene ripetuto due volte; nelle ultime 8 battute del secondo giro c’è una variazione: si tratta di una successione di terzine, formate dalle stesse note degli accordi del giro armonico; a questa segue una scala cromatica discendente (sempre composta da terzine), contrappuntata da una scala ascendente suonata dalle note basse della tastiera sinistra. Si arriva così alla cadenza finale che sfocia, nel più tipico stile musette, nell’esecuzione dell’arpeggio di tonica, ovvero delle note Sol Si bemolle Re Sol acuto.
ESEMPIO 2
Baraldinette, primo tema: variazione
Il secondo tema, in Si bemolle maggiore, è da subito allegro e ritmico; dura 8 battute, si esegue due volte, e la variazione arriva all’inizio del secondo giro: le terzine ricalcano il motivo del tema, sono infatti composte dalle stesse note. Anche qui la chiusura è affidata a una scala discendente che risolve in tonica con le note dell’arpeggio, questa volta di Si bemolle Maggiore.
ESEMPIO 3
Baraldinette, secondo tema
ESEMPIO 4
Baraldinette, secondo tema: variazione
È da notare la presenza nelle partitura di due acciaccature scritte. Gli abbellimenti sono un aspetto interessante del bal musette, perché non si trovano quasi mai negli spartiti, mentre nelle incisioni li ascoltiamo spesso e volentieri: vengono usati in particolare il trillo (a volte con funzione imitativa) e il mordente. Paradossalmente nell’incisione di questo brano, Baraldi non suona l’acciaccatura indicata a battuta 7, e trasforma in un mordente quella di battuta 11. A conferma di come in questo genere gli abbellimenti siano spesso affidati all’estro e alla fantasia dell’esecutore.
ESEMPIO 5
Baraldinette, acciaccatura scritta e acciaccatura eseguita (batt.11)
Durante l’audizione di questo brano possiamo rilevare altri dettagli tipici del Musette, tuttavia “invisibili” nella parte scritta: ad esempio nella battuta dodici, alla nota La, che dura tre quarti, viene aggiunta polifonicamente un’altra voce che suona con effetto ritmico la triade di Re Maggiore. Questo procedimento viene adottato per riempire il “vuoto” lasciato dalle note lunghe, sia che si trovino all’unizio che alla fine della frase musicale, ed è particolarmente facile da eseguire con le fisarmoniche con tastiera destra a bottoni.
ESEMPIO 6
Baraldinette, polifonia
In aggiunta a ciò, alle battute 19 e 20, in corrispondenza con la scala discendente che porterà alla ripetizione del primo tema, l’accompagnamento, formato da contrabbasso e chitarra, si ferma, suonando solo una nota nel primo dei tre quarti della battuta. Un altro particolare non scritto nello spartito è l’esecuzione delle note “staccate”: in particolare la nota La a battuta 11 ha un’importanza fondamentale nel dare ritmo al finale della frase. Allo stesso modo sono da suonare staccate le note Mi e Do a battuta 38 e Re a battuta 39; e sono da considerare “staccate” anche tutte le terzine eseguite nelle variazioni. Per concludere, le battute finali sia del primo che del secondo tema sono da eseguire terzinate. Per quanto riguarda l’armonia, il giro di accordi in questo brano è molto semplice: nel primo tema si alternano tonica (Sol minore) e dominante (Re7) fino alla battuta n.22, in cui l’accordo di Sol7 ci porta alla sottodominante (Do minore) dove inizia la cadenza: 4 battute di Do minore (IV Grado), due di sol minore (I Grado), due di Re7 (V Grado), due di sol minore (I Grado). È una cadenza che troviamo anche nel ballo liscio italiano. Riassumendo, possiamo dire che questo brano, pur con l’atipicità di non prevedere il trio, appartiene a pieno titolo al genere, per la costruzione delle melodie e delle armonie, l’uso delle terzine, degli abbellimenti, dello staccato, delle scale cromatiche discendenti che precedono le cadenze. Adeliana è invece un valse musette in cui il trio è costituito, secondo la tradizione, da una melodia più semplice e distesa rispetto al resto del brano; da notare l’uso dei bicordi e delle triadi.
ESEMPIO 7
Adeliana, valse musette: estratto dal trio
Elenchiamo ora alcune caratteristiche salienti delle altre danze. Passando alla java, il tema principale di Barbes Magenta presenta una figura musicale esemplare, ovvero croma col punto, da suonare seguita da una semicroma: è lo staccato sulla prima nota a consentire il tipico andamento saltellante
ESEMPIO 8
Barbes Magenta, tema iniziale
Il paso doble: in Paso d’Espagne troviamo una melodia iniziale in do minore contenente il passaggio tipico di accordi, “spagnoleggiante”: Si tratta di una discesa per toni interi. Le figure melodiche tipiche del paso doble sono: croma più due semicrome.
ESEMPIO 9
Paso d’Espagne, battute 4/7 figure ritmiche tipiche
e quattro semicrome seguite da una semiminima.
ESEMPIO 10
Paso d’Espagne; 24/31 figure ritmiche tipiche