Nel novembre del 1945 uscì nelle edicole francesi il primo numero della “Revue de l’accordeoniste et des instrumentistes de rhytme”, che si occupava di fisarmonica a 360 gradi, pubblicando schede sui migliori interpreti, spartiti, articoli di tecnica strumentale, piccoli annunci e un’ interessante pagina pubblicitaria in cui si poteva trovare l’indirizzo di decine di professionisti, divisi per categorie, tutte legate al mondo della fisarmonica: concertisti, insegnanti, direttori d’orchestra.
Il numero 58 della rivista, uscito nell’Aprile del 1950, conteneva una breve scheda biografica dedicata ad Ernest Baraldi, che si concludeva con le parole: “Uno dei più popolari compositori e strumentisti, e uno dei nostri migliori ambasciatori della fisarmonica”.Si era nel periodo di maggiore splendore per la fisarmonica e per la musica che questo strumento allora incarnava in Francia: il Bal Musette.
Molti anni dopo, nell’Ottobre 1991, uscì il libro “Histoires de L’Accordeon”, ponderoso volume interamente dedicato alla fisarmonica e alla sua diffusione in tutto il mondo: raccoglieva infatti interviste, lettere, aneddoti, biografie e articoli su musicisti africani, asiatici, europei, americani e australiani.
Nella sezione dedicata alla Francia, un breve paragrafo intitolato “I dimenticati” citava, come ultimo nome, anche Ernest Baraldi.
Nato in provincia di Modena ed emigrato a Parigi , dove incontrò il successo e si trasformò in un vero e proprio imprenditore musicale, la sua parabola corre più o meno parallela a quella del Bal Musette, genere ballabile prevalentemente parigino, sorto verso la fine del 19.secolo e così denominato da uno strumento musicale simile alla zampogna e chiamato Cabrette o , appunto, Musette.
La Musette era originaria della Francia centrale, e veniva usata per allietare le giornate degli abitanti dell’Auvergne, regione da cui verso la fine dell’Ottecento giunsero nei quartieri popolari della capitale molti migranti in cerca di una migliore condizione.
Inizialmente carbonai o rivenditori d’acqua per strada, gli Auvergnat col tempo riuscirono ad aprire piccoli locali dove gli acquirenti potevano anche fermarsi a ballare Bourèes, Valzer, Scottish, Polche, Mazurke, Galop, Marce.
Questi ritrovi vennero in seguito chiamati Bal Musettes.
Revue DeL' Accordeoniste 1950
BalMusette
Dopo pochi anni, gli immigrati provenienti dall’Auvergne iniziarono ad interagire con i lavoratori che giungevano a Parigi dall’Italia, e il cui strumento musicale principale era la fisarmonica; non senza qualche attrito, italiani e francesi, suonando insieme, diedero vita al vero e proprio genere Musette.
In pochi anni le fisarmoniche presero il posto delle vecchie “Cabrettes”: i pregi dell’Accordeon erano una migliore intonazione, una maggiore estensione , e soprattutto la possibilità di eseguire contemporaneamente melodia ed accompagnamento. D’altra parte, i fisarmonicisti venuti dall’Italia furono i primi a suonare sul loro strumento i brani imparati dai Cabrettari: le difficoltà di inserimento di entrambi i gruppi sociali erano le medesime, e, soprattutto tra i giovani, contribuirono ad accantonare le frizioni e favorire la loro coesione.
Antoine Bouscatel, famosissimo suonatore di Cabretta originario dell’Auvergne, e direttore del locale “Chez Bouscatel”, da lui aperto i Rue De Lappe nel 1910, fu uno dei primi ad accettare la fisarmonica e a influenzare alcuni importanti accordeonisti che si trovavano a Parigi.
Leggenda vuole che nel suo locale un gruppo di musicisti abbia sancito la superiorità della fisarmonica con tastiera destra “a bottoni”, nei confronti di quella con la medesima tastiera detta “a pianoforte”.
Altri Fisarmonicisti Citati
Un musicista esemplare di quegli anni fu Emile Vacher.
Aveva iniziato con uno strumento simile ad un organetto, cromatico nella tastiera sinistra e diatonico in quella destra. Il suo stile era molto caratterizzato da un tempo molto marcato e da un grande uso delle note “staccate”.
Il padre di Vacher aprì nel 1908 un Bal Musette, che si trovava nella Rive Gauche della Senna. Emile divenne col tempo una vera e propria star della fisarmonica, con innumerevoli incisioni ed esibizioni radiofoniche all’attivo. I suoi 78 giri vendettero decine di migliaia di copie, e comprendono alcuni dei più famosi titoli del genere: Reine de Musette, Les Triolets, Bourrasque, che sono dei Valzer.
Il suo repertorio però comprendeva anche Polche e Mazurche, oltre a dei balli “d’oltreoceano”, giunti in Francia dopo la fine della Prima Guerra Mondiale: Il Paso Doble, Il Maxixe, la Rumba, il Cakewalk, il Foxtrot, la Beguine, il Tango.
La sua formazione-tipo comprendeva una piccola batteria, (suonata, agli inizi, dal padre), e il banjo, che aveva funzione di sostegno ritmico -armonico, a supporto dei virtuosismi della fisarmonica.
Questo ensemble suonava anche una danza che divenne presto uno dei simboli del Bal Musette, per l’alone di mistero e di erotismo che si portava dietro: si chiamava Java e la sua esecuzione venne spesso osteggiata e proibita.
Costruttori di fisarmoniche di origini italiane.
Quando Ernest Baraldi giunse a Parigi, negli anni 30, il Musette era ormai il genere musicale popolare più importante della città. I piccoli locali si stavano progressivamente trasformando in grandi sale da ballo, i grandi successi venivano continuamente suonati alla radio, incisi su disco e stampati in migliaia di copie.
I cognomi dei maggiori fisarmonicisti dell’epoca tradiscono, come per Ernest, l’origine italiana: Joseph Colombo, Tony Murena, Louis Ferrari, Primo Corchia.
Del resto anche i loro strumenti erano fabbricati in Italia, in quelli che allora erano i tre principali centri di produzione della fisarmonica: Vercelli, Stradella (Pv) e Castelfidardo (An).
Alcuni costruttori italiani fecero il grande passo e trasferirono le loro piccole fabbriche a Parigi; è il caso, ad esempio, di Nazareno Piermaria, che aprì nel 1922 un laboratorio in Rue de Charenton, dei Fratelli Crosio, di Sante Crucianelli, dei Fratelli Cavagnolo.
Col passare del tempo perfino il timbro di questi strumenti venne denominato Musette: si tratta di una sonorità squillante e potente, con molto vibrato. emessa contemporaneamente da tre ance: due di queste sono intonate, la terza è leggermente crescente (fino a 445 Hz). Nei brani costruiti sul modo minore questo timbro evoca nostalgia e struggimento.
Il genere Musette è spesso identificato tout court con il Valzer, che assunse fin da subito un’importanza speciale in questo repertorio: Emile Vacher intitolò un proprio brano “Le Vrai valse Musette” mentre Jo Privat, altro grande rappresentante del genere, lo considera, assieme alla Java, la base del Musette. Privat indica come sostanziale differenza tra questi due balli la posizione dell’accento: sulla prima nota della battuta per la Java, sulla seconda e sulla terza nei Valzer.
Il Valzer più importante di Ernest Baraldi si intitola Baraldinette ed è dedicato all’intera sua famiglia, come spesso accadeva in questo genere.
Titoli Spartiti
Diversi altri brani di Ernest sono dedicati a parenti, spesso chiamati con affettuosi nomignoli come Baloutin, Licetta, Dedè. Da notare anche il “Valse a Jean-Pierre”, composto per il proprio figlio.
E’ interessante osservare come i brani , nel genere Musette, cerchino di evocare l’origine geografica di ogni danza: così i Tanghi e i Paso Doble hanno quasi sempre titoli in lingua spagnola, come “Tierra de mi dolor”, “ Caramba”, “Quiero el Tango”.
Le altre danze, specialmente Valzer e Java, richiamano spesso luoghi tipici parigini (Montparnasse, Pigalle), oppure rimarcano i virtuosismi tecnici della fisarmonica ( Feu d’Artifice, Bal Tourbillon, Symphonie-Musette).
Non mancano però i rimandi ai balli originari, tipici dell’Auvergne (Variations Auvergnat, Bourrèe de la Bastille). Molte di queste musiche, come i loro autori, divennero famosissime in tutta la Francia: erano trasmesse dalla radio e soprattutto, le melodie venivano pubblicate in spartiti che all’epoca erano ancora il mezzo più diffuso per imparare e ricordare una melodia popolare.
Tali pubblicazioni comprendevano la partitura del brano per fisarmonica ma anche per gli altri strumenti, quali il pianoforte , il violino, il basso, il sassofono. Inoltre contenevano diversi annunci, dedicati ai futuri “successi” : questi spesso riportavano l’incipit delle musiche di imminente uscita, elencate per tipologia di danza. A Parigi erano fiorite diverse scuole in cui si insegnava l’accordeon, e i concertisti erano a loro volta insegnanti: spesso i loro allievi erano raggruppati in piccole e grandi orchestre.
Ernest Baraldi fu un musicista attivissimo in questo senso: fondò una propria casa editrice, per cui sfornava nuovi brani a getto contiuno, oltre a pubblicare un “Metodo” per imparare a suonare la fisarmonica.
Si tratta di una serie di esercizi tecnici e di studi finalizzati a ben comprendere ed eseguire il repertorio standard di una serata al “Bal Musette”: vi sono infatti esempi molto facili di Valzer, Polche, Java, Tanghi, Rumbe, Fox.
Di norma la scaletta di una serata , in effetti, prevedeva un ordine prestabilito, come ricorda un testimone dell’epoca citato nel libro “L’Accordeon” di Pierre Monichon: “ C’erano delle serie: in primo luogo si suonavano due valzer, o piuttosto due mezzi valzer; una metà prima che passasse il padrone a ritirare i gettoni (che erano stati acquistati in precedenza dai ballerini alla cassa), l’altra metà dopo. Poi si suonava un tango , tagliato in due nello stesso modo. Poi una Polka, una Java, un Fox-Trot, una Rumba. Tutto seguiva un ordine.”
Anche l’ambiente in cui si svolgevano le serate era del tutto particolare: mentre i primi locali gestiti dagli Auvergnat erano piccoli e a conduzione familiare , pian piano i Bal Musette si trasformarono in sale da ballo grandi, arredate con larghi specchi e ampi divani. Era possibile bere alcolici ma solo dentro bicchieri, poiché le bottiglie erano vietate a causa del rischio, alto, di risse. Le quali avvenivano puntualmente al di fuori dei locali, spesso per questioni cosiddette passionali.
Fu a partire degli anni sessanta che questo mondo iniziò a frantumarsi e , con l’arrivo del rock and roll dagli Starti Uniti, a perdere fascino soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. I nuovi balli decretarono anche il lento declino della fisarmonica, soppiantata dalla chitarra elettrica, e il tessuto sociale che frequentava il Bal Musette subì un duro colpo anche dal progressivo spostamento che ebbero i quartieri popolari della città: inizialmente a ridosso del centro, con l’apertura nei primi anni Settanta del Boulevard Peripherique si ritrovarono sempre più lontani e mutati nella loro composizione di classe.
Baraldi era già morto, prematuramente, nel 1966, e non potè dunque assistere alla fine del genere musicale alla cui crescita aveva , pur senza esserne l’esponente più famoso, contribuito per oltre trent’anni.